In presenza di un legame di dipendenza amorosa il nostro organismo produce elevate quantità di 2-feniletilamina (PEA), la “molecola dell’amore”, con effetti simili alle anfetamine in quanto agiscono sui medesimi recettori. La feniletilamina stimola la produzione di dopamina ed è mediante la regolazione di quest’ultima che si regola il comportamento.
Quando ci si innamora, per davvero, è chimica. Probabilmente avete già sentito dire che se in una coppia le cose funzionano si dice che è chimica. Curioso è pensare che questa affermazione ha effettivamente una base scientifica.
Luciano De Crescenzo una volta disse “A’ cocaina mia si chiamm’ ammor”. Questa frase apparentemente banale è in realtà la perfetta introduzione all’articolo.
In presenza di un legame di dipendenza amorosa il nostro organismo produce elevate quantità di 2-feniletilamina (PEA), con effetti simili alle anfetamine in quanto agiscono sui medesimi recettori. La feniletilamina stimola la produzione di dopamina ed è mediante la regolazione di quest’ultima che si regola il comportamento.

Come il corpo reagisce alle varie fasi dell’amore
La prima fase di un legame amoroso viene associata all’attrazione sessuale. Non conoscendo la persona oggetto delle nostre attenzioni rimaniamo colpiti dai caratteri distintivi di quest’ultima e il corpo reagisce mediante la produzione di estrogeni e testosterone, ovvero di ormoni che spingono alla copulazione.
La seconda fase è l’innamoramento ed è pura biologia. In questa fase il nostro organismo reagisce con euforia, reazioni fisiche come la sudorazione, sensazione di forte energia e manteniamo costantemente la concentrazione sulla persona desiderata. I partner si creano e scoprono alimentando l’attrazione e fiducia reciproca.
La terza fase inizia dopo che si è trascorso molto tempo con il partner, fase dell’attaccamento. Continuando a provare una forte attrazione per il partner, il cervello produce ossitocina nella donna e vasopressina nell’uomo. Entrambi, in particolare l’ossitocina, sono causa di quella forte sensazione di attaccamento che si prova alla presenza dell’altro, rafforzando il legame di coppia e potenziano la memoria di ricordi emotivi.
Una possibile reazione del cervello per le relazioni lunghe
Secondo la scienza esiste un periodo, che varia dai 18 mesi ai 4 anni, entro il quale, da un punto di vista neurofisiologico il cervello si assuefà alle molecole dell’amore e inizia a tollerare la loro azione. Ciò potrebbe presentarsi in relazioni di coppia di vita monotona, ovvero, che con il passare del tempo il cervello non viene sollecitato da novità.
Quando avviene una rottura amorosa il cervello non è più abituato a tale condizione e cerca il partner che però non è presente. L’iperattività del sistema limbico (comprende una serie di strutture cerebrali e un insieme di circuiti neuronali correlati alle funzioni fondamentali per la conservazione della specie) è associata a depressione e a bassi livelli di serotonina (tra le tante varie funzioni svolge un ruolo fondamentale di tipo regolatorio nel sistema nervoso centrale, dove eccita alcuni neuroni e ne inibisce altri). Inoltre c’è una carenza di endorfina e questa potrebbe essere la cause del dolore fisico provato.
Fonte:
La chimica dell’amore: perché il colpo di fulmine esiste – a cura della Dott.ssa Silvia Corrent, Psicologa – https://www.cmedandpartners.it/
La chimica dell’amore nel cervello: L’amore è una molecola? – https://www.i-cult.it/
Articoli correlati:
Enzima telomerasi, il segreto per l’immortalità cellulare
Perché il sapone negli occhi brucia?
Per quanto tempo la testa rimane viva dopo la decapitazione?