Luciano De Crescenzo, la storia di un mito

In questi giorni di quarantena Luciano De Crescenzo potrebbe essere un valido compagno con cui trascorrere il tempo.

Riflessioni profonde, unite ad una ironia inimitabile e leggerezza, fanno dei suoi libri un ottimo modo per riempire le nostre giornate arricchendo la nostra persona; perché leggerezza non è sinonimo di superficialità.

Tutti conosciamo De Crescenzo come scrittore, filosofo, forse in molti anche come attore-regista, ma in quanti sono a conoscenza che Luciano non nasce come tale?

La sua formazione, anzi, era prettamente scientifica; era un Ing. idraulico che lavorò anche per l’IBM diventandone uno dei dirigneti. A tal proposito una volta disse:


“C’è una cosa che ho capito e che riguarda me stesso e gli altri: ognuno di noi ha la possibilità di reinventarsi. Certo, ci vuole un pizzico di fortuna, ma se ad un tratto ci rendiamo conto di non essere felici, dobbiamo fare di tutto per concedere a noi stessi una seconda possibilità.”

Luciano De Crescenzo

Sono diverse le curiosità che si legano a Luciano. Il suo amore per i filosofi classici, i vari miti e gli eroi, portarono la città di Atene a conferirgli la cittadinanza nel 1994. Un’altra cosa nota a pochi è che De Crescenzo strinse fin dalle elementari una grande amicizia con Carlo Pedersoli (forse sarà più noto se lo chiamo Bud Spencer), anche perché vivevano nello stesso palazzo a Santa Lucia. Altra peculiarità su questo magnifico tuttologo era l’amicizia con Benigni, al quale scrisse una lettera invitandolo a non montarsi la testa dopo il premio Oscar ricevuto nel 1998.

Oltre ad Ing, scrittore, filosofo, regista e splendido amico nel 1960 fu scelto come cronometrista alle Olimpiadi di Roma.

De Crescenzo era inoltre affetto da Prosopagnosia, che tra i diversi problemi comporta anche, l’incapacità di riconoscere le persone; e a tal proposito una volta disse:


“A me capita che la sera sto banchettando con qualcuno e il giorno dopo, se l’incontro in treno, non so chi sia e non lo saluto. E quello magari pensa – ma guarda ‘stu fetente e’ De Crescenzo ma che boria; ma chi si crede di essere? – e ancora – qualcuno può pure chiamare la mia defaillance rincoglionimento senile, non lo so.”

Luciano De Crescenzo

Era di un’autoironicità unica. Con la sua scomparsa ci lascia una delle menti più brillanti del patrimonio culturale mondiale. I suoi libri sono stati tradotti in 19 lingue, per cui credo davvero che in questo tempo, una lettura dei suoi scritti sia davvero un buon modo di impiegare il nostro tempo.


Articolo di: Loris Bilotta

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