Il movimento non esiste, è questo quello che il paradosso della freccia dimostra. Il moto è solo apparenza.
«Una freccia non può muoversi nel luogo in cui non è. Né può muoversi nel luogo in cui è. Ma una freccia scoccata è sempre nel luogo in cui è. Quindi è sempre ferma.»
Immaginiamo di scoccare una freccia e, basandoci sull’idea che il tempo sia composto da istanti, analizziamo i singoli momenti del suo movimento da un punto A ad un punto B. Tale segmento AB possiamo dividerlo in infiniti istanti e studiarlo per ciascuno di essi.
Quello che possiamo dire, attraverso un’analisi schematica dell’insieme, è che il moto della freccia può essere descritto come un susseguirsi di spazio/istante in cui essa è immobile.

Proprio per tale ragione, il movimento non può essere definito attraverso una successione spazio/tempo, perché sarebbe una somma di momenti di immobilità. Basandosi su questo, la non esistenza del movimento è confermata. Il moto è solo apparenza.
Il paradosso della freccia conferma l’idea dell’essere immobile di Parmenide: ammettiamo che si muova; una cosa è mobile quando si muove da una cosa ad un’altra: l’essere, quindi, si dovrebbe muovere verso qualcosa di diverso da se stesso. Ma il diverso dall’essere è il non essere, che non esiste: quindi l’essere è immobile.
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