Plastica che alla luce si degrada

La plastica è il polimero che più mette in difficoltà gli oceani per il suo lungo tempo di degradazione. A tal proposito il team di chimici della Cornell University ha sviluppato un particolare polimero di natura plastica che, se sottoposto a radiazioni ultraviolette, si degrada.

Questa notizia colpisce principalmente il mondo della pesca, essendo gli attrezzi di questo ambiente i principali fattori inquinanti nel mare. Basti pensare che reti e corde sono fatte tendenzialmente di tre polimeri di lenta degradazione: polipropilene isotattico, polietilene ad alta densità e nylon 6,6.

La questione però non è banale. Riuscire a creare un materiale plastico che si degradi velocemente, di per sé non è difficile, il problema sorge quando ci sono delle caratteristiche da dovere rispettare. Non deve essere di sola veloce degradazione, ma deve essere resistente e deve possedere determinate caratteristiche meccaniche per l’utilizzo stabilito.

La nota positiva arriva dopo 15 anni di studi da parte del team di Coates. I ricercatori sono riusciti ad identificare un tipo di plastica che vanta di importanti caratteristiche, parliamo dell’ossido di polipropilene isotattico o iPPO.

La principale caratteristica è l’elevata isotatticità e una particolare lunghezza della catena polimerica permettendo così un buona resistenza di tipo meccanico. Come già anticipato, quello che però ha attirato ancora di più l’attenzione, è stata la capacita dell’iPPO di degradarsi se esposto alla luce ultravioletta.

Ancora non si può parlare di una degradazione completa, ecco il perché dell’avere inserito “degrada” tra le virgolette, però i ricercatori già conducono esperimenti per riuscire a farlo scomparire completamente.


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