Due ricercatori canadesi del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università dell’Ontario Occidentale hanno proposto una nuova teoria per spiegare la formazione dei buchi neri supermassicci più grandi e antichi; teoria del collasso diretto.
Queste tipologie di buchi neri sono i più difficili da comprendere e vanno contro il modello più accreditato, ovvero quello sul collasso di una stella.
La teoria ipotizza che questi giganti spaziali si sono venuti a formare in seguito al collasso e all’accrescimento molto veloce di una grande quantità di massa nell’Universo primordiale (tra 13,5 e 10 miliardi di anni fa); per poi arrestarsi improvvisamente a causa delle radiazioni prodotte dalle stelle e da altri buchi neri.
Durante la formazione, la teoria considera che questi vengano a formarsi superando, durante il collasso diretto, il limite di Eddinghton, ovvero il limite della luminosità di un oggetto celeste che è legato all’equilibrio idrostatico che si viene a creare tra la forza di gravità all’interno e la pressione di radiazione verso l’esterno. Superando questo limite, quello che accade è che la pressione di radiazione sarebbe talmente elevata da causare l’espulsione degli strati più esterni della stella, portandola al quasi dissolvimento. Questo processo è noto come accrescimento super-Eddinghton.
Questi dati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata The Astrophysical Journal Letters.
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