La testa rimane viva dopo la decapitazione?
La decapitazione è una procedura per l’eutanasia animale largamente diffusa ed accettata. Il punto critico per considerare tale pratica una tecnica etica è il tempo necessario dopo la decapitazione perché gli animali diventino completamente incoscienti, incapaci di percepire angoscia e dolore. Lo scopo di questo studio era trovare una risposta nell’EEG (Encefalogramma).
Dopo diversi studi su 22 ratti è risultato che, dopo la decapitazione, ci vogliono circa 17 secondi prima che la potenza dell’EEG sia isoelettrica (nulla), e, poiché non è noto come il potere dell’EEG sia correlato al livello di coscienza, l’isoelettricità costituisce una base per considerare l’animale inconscio. Tuttavia, sorge la domanda se il grado di coscienza precedente ai 17 secondi sia già così basso da eliminare la percezione del dolore.
Per rispondere a ciò, gli scienziati hanno confrontato i dati ottenuti con quelli rilevati durante il sonno, stato cerebrale in cui si è quasi del tutto incoscienti. Si può quindi presumere che gli animali siano privi di coscienza ad una diminuzione di potenza della banda cognitiva del 50%. Questo punto viene raggiunto in 3,7 secondi dopo la decapitazione.
L’esperimento si conclude che questo tipo di eutanasia non risulta invasivo (perlomeno se effettuato da mani esperte), e che si perda coscienza dopo appena quattro secondi, anche se è interessante notare che sembra che ci voglia quasi un minuto perché i neuroni perdano i loro potenziali, e questo sembra essere il confine tra la vita e la morte.
Articoli di riferimento:
Decapitation in Rats: Latency to Unconsciousness and the ‘Wave of Death’
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